Come ti parli?
Hai mai fatto caso alle parole che ti dici?
Le parole hanno potere
Le parole hanno potere sempre.
Hanno potere le parole che rivolgiamo agli altri, come hanno potere le parole che rivolgiamo a
noi stessi nel nostro dialogo interiore quotidiano.
Il tipo di linguaggio con il quale comunichiamo può avere un impatto molto forte sulla nostra
vita e sulla qualità delle nostre relazioni. Le parole che pronunciamo possono, infatti, aprire
ferite emotive profonde in noi stessi e nell’altro.
E questo può accadere più facilmente quando ci sentiamo arrabbiati, tristi, amareggiati e, in
generale, quando proviamo sentimenti percepiti come “sgradevoli” e comunemente considerati
“sbagliati” e “da allontanare”.
Quando tutto questo è rivolto verso di noi, cerchiamo di allontanarlo. Cerchiamo di trovare un
modo per comportarci diversamente, anche se dentro continuiamo a definirci e a usare parole
che ci svalutano e ci feriscono.
Dove ha origine tutto questo?
L’origine va ricercata nel tipo di cultura in cui siamo immersi fin dalla nascita.
La maggior parte di noi è cresciuta parlando una lingua che spinge a etichettare, a fare
paragoni, a emettere giudizi.
In sostanza, siamo figli di una cultura che ci insegna a orientare la nostra attenzione su ciò che
accade “fuori di noi” e impariamo presto a chiederci che cosa vorrebbe l’altro da noi: che cosa
sia giusto dire, che cosa sia giusto fare.
Da qui in poi la dinamica del dialogo interiore autocritico ha inizio:
- ci chiediamo che cosa è meglio dire o fare secondo i canoni esterni
- ci arrivano risposte pilotate a cui cerchiamo di allinearci, facendo in modo di comportarci di conseguenza
- e quando non ci riusciamo inevitabilmente il dialogo interiore parte e si colora di auto-giudizio
Questa modalità accade sovente e diventa così normale, che passa persino in sordina. Non ci
rendiamo nemmeno conto di quanto siamo autocritici. La vita prosegue e la mente continua a
chiacchierare infliggendo critiche, senza accorgercene.
Abbiamo, quindi, imparato presto a “scollegarci” da quello che accade dentro di noi, dai nostri
sentimenti e dai nostri bisogni, perché il focus è all’esterno.
Questa è la base di partenza da conoscere, ma da qui in poi ci si può aprire alla trasformazione.
Tutto può cambiare, se si sceglie di invertire la rotta, iniziando a guardare il dialogo interno più
in profondità e ora vediamo come.
Come migliorare il dialogo interno – 3 passaggi verso la Comunicazione Non Violenta

1. Consapevolezza del linguaggio.
Il primo passo è osservare il linguaggio che usiamo.
L’attenzione al linguaggio è fondamentale in questo processo di contatto con il dialogo
interiore. Ma per fare questo, è importante sapere come funziona la mente.
La mente funziona per programmi, ovvero apprendimenti, che diventano abitudini e poi
automatismi. Questi programmi si manifestano attraverso il linguaggio, che diventa anche
pensiero. Quindi, con il linguaggio non solo comunichiamo, ma costruiamo anche i nostri
pensieri.
È di fondamentale importanza, perciò, ascoltare e sorvegliare consapevolmente ciò che diciamo
tanto nel dialogo con l’altro quanto in quello interiore, ovvero con noi stessi. Attraverso il
linguaggio, noi possiamo decidere di arricchire oppure di impoverire la nostra mappa
della realtà. Possiamo attingere ai nostri ricordi e alle nostre esperienze in maniera ricca e
complessa o selettiva e semplificata.
Perché si dice “la nostra mappa”?
Perché c’è differenza tra il modo specifico di ognuno di noi di fare esperienza della realtà e la
realtà stessa. Quindi, possiamo dire che, non solo la mappa di ciascuno differisce dalla realtà,
ma è anche diversa da quella di qualsiasi altro essere umano.
Ognuno di noi fa esperienza della realtà mediante dei filtri percettivi, fisici e psichici, che
generalizzano, distorcono e cancellano elementi delle esperienze che viviamo ogni giorno:
- filtri neurologici, che ci permettono di relazionarci con il mondo attraverso i cinque sensi
- filtri culturali
- filtri individuali, che dipendono dalla nostra personale storia emozionale e dalle
convinzioni e credenze apprese.
Anche il linguaggio è un filtro.
Con questa consapevolezza, possiamo scegliere di aprirci alle differenze dell’altro, coltivando e
favorendo una comunicazione ecologica ed empatica.
Con questa consapevolezza possiamo scegliere di guardare diversamente anche i nostri
comportamenti, arricchendo la mappa di nuovi pensieri su noi stessi.
2. Intercettare le 4 “A” dell’alienazione
Che cosa sono le 4 “A” dell’alienazione?
Sono 4 forme di comunicazione disfunzionale individuate da Marshall Rosenberg, padre della
Comunicazione Non Violenta (v. paragrafo successivo) che ci alienano dalla Vita, perché
bloccano la nostra naturale empatia.
Le 4 “A” dell’alienazione sono queste
- Analizzare (diagnosi, giudizi, critiche, paragoni)
es. «Il tuo problema è che sei troppo egoista.» – «È pigra.» – «Hanno dei pregiudizi.» – «È
inopportuno.» - Assenza di responsabilità per i propri sentimenti e bisogni
es. «Ho iniziato a fumare perché lo facevano tutti i miei amici.» - Avanzare pretese
es. «Devi riordinare la tua camera.» - Assegnare meriti e colpe
es. «Chi ferisce altre persone merita di essere punito.»
Questo tipo di comunicazione ci intrappola in un mondo di idee su ciò che è giusto e ciò che è
sbagliato, su ciò che “si deve” e “non si deve”, generando separazione, senso di colpa e
vergogna.
Dietro ognuna di queste forme di comunicazione ci sono condizionamenti, convinzioni e
credenze, che abbiamo appreso nel corso della nostra vita e che sono diventati degli
automatismi, quei famosi programmi della mente umana di cui ho appena parlato.
Intercettando questo tipo di comunicazione e intervenendo sul nostro tipo di linguaggio
possiamo riprogrammare anche le nostre credenze e creare la realtà in cui desideriamo vivere.
«Al di là delle idee di sbagliato e di giusto, c’è un campo. Vi incontrerò là.»
Così diceva il filosofo Rumi e io adoro questa massima, perché mi trasmette un senso di
apertura, di accoglienza e di possibilità infinite.
3. Conoscere e praticare la Comunicazione Empatica
Possiamo dunque iniziare ad intercettare quello che non va nel nostro dialogo interiore,
ma poi come facciamo a cambiare le cose?
La via che conosco, per averla sperimentata in prima persona prima di insegnarla è
sicuramente la Comunicazione Non Violenta (CNV), conosciuta anche come
Comunicazione Empatica.
Ci tengo a dire che non è solo uno strumento di comunicazione, ma è un processo e
una filosofia di vita, che aiuta a comunicare con onestà e chiarezza, permettendo alla
nostra naturale empatia di sbocciare, a vantaggio di una migliore qualità della vita
sociale, familiare e lavorativa, a partire dal nostro dialogo interiore.
La CNV si basa sui seguenti presupposti:
- tutti gli esseri umani sono capaci di compassione
- tutti gli esseri umani agiscono per la soddisfazione di bisogni e valori universali, al di là
delle strategie scelte
Grazie alla Comunicazione Empatica, le nostre parole, anziché limitarsi ad essere reazioni
automatiche e abituali, possono diventare risposte coscienti, basate sulla solida
consapevolezza:
- di ciò che osserviamo senza valutare
- di ciò che sentiamo
- di cosa abbiamo bisogno
- e di che cosa chiediamo per arricchire le nostre vite
«Quando OSSERVAZIONE, mi sento SENTIMENTI, perché ho bisogno di BISOGNI, e vorrei
che RICHIESTE.»
Con la Comunicazione Non Violenta, permettiamo a noi stessi e all’altro di andare più in
profondità dentro di sé e di sostituire i programmi installati nella mente con nuove abitudini
consapevoli di elaborazione della realtà e del linguaggio che usiamo per raccontarla.
E Quali sono gli effetti virtuosi?
Tantissimi! Ad esempio:
- ci apriamo alla ricchezza delle informazioni che ne può scaturire
- ci educhiamo ad una piena responsabilità emotiva e quindi a una maggiore libertà
- lasciamo che emergano nuove risposte più funzionali ad una relazione sana (dalla
reattività alla risposta consapevole)
***
Il mio suggerimento è quello di iniziare a osservare il dialogo interiore, intercettando quei pensieri e
quelle modalità di comunicazione che allontano dalla pienezza della vita, aprendoci all’idea che
esistono modi per abbracciare nuove forme di comunicazione interiore ed esteriore che vanno
in direzione di una qualità migliore della vita relazionale con noi stessi e con gli altri.
La Comunicazione Non Violenta è la via che seguo, perseguo e insegno, adatta a tutti e anche
alle Persone Altamente Sensibili.
Se ti interessa apprendere le basi di questo strumento e integrarlo nella tua quotidianità,
scrivimi per conoscere le date dei prossimi corsi e percorsi.