Sanare le proprie radici e la propria genitorialità

Il viaggio alla ri-scoperta del nostro vero “Io” prevede una tappa necessaria e strategica. È altrettanto importante, infatti, guardare alle nostre radici, per dare un nuovo significato, più utile e funzionale, alla relazione coi nostri genitori e coi ricordi del nostro passato e sanare, così, anche la genitorialità di noi stessi e dei nostri figli.

Pensiamo forse che i nostri genitori possano o debbano in qualche modo essere esonerati dall’ego e dalle sue dinamiche? Ebbene no, non lo sono. Siamo tutti anime in cammino, ognuna in linea col proprio stadio evolutivo. E, perciò, anche i nostri genitori, nonchè in genere tutte le figure educative di riferimento, sono vittime inconsapevoli dell’identificazione con la personalità creata dal loro ego.

Possiamo quindi provare a metterci nei panni dei nostri genitori e intuire i condizionamenti che loro stessi hanno ricevuto? Se riusciamo a vedere questo, possiamo allora anche aprirci alla compassione nei loro confronti e alla possibilità di accogliere l’intenzione di bene che c’è dietro a quei condizionamenti, divenendo addirittura consapevoli che forse i nostri genitori ci hanno condizionato meno rispetto a quanto lo sono stati loro dai nostri nonni.

L’impresa può essere ardua, ma non impossibile. Del resto, la relazione con i nostri genitori è praticamente quella primaria, che condiziona poi tutte quelle a seguire nella nostra vita. Non a caso, seppure in modo ironico, lo psicologo statunitense Richard Alpert, meglio noto col suo nome spirituale Ram Dass, affermava: «se pensi di essere un illuminato (nel senso di aver trasceso l’ego), passa una settimana con la tua famiglia».

Il contatto coi nostri genitori, di fatto, fa spesso emergere delle dinamiche disfunzionali del passato che non abbiamo superato e, anzi, che abbiamo volutamente rimosso, perché dolorose.

Ciò non significa che non vi è soluzione e che siamo condannati a restare prigionieri dei nostri geni e dei nostri comportamenti autodistruttivi. Al contrario, possiamo valutare consapevolmente le nostre risposte agli stimoli ambientali (in questo caso l’ambiente è la nostra famiglia d’origine) e modificare in qualunque momento le vecchie risposte, che ci causano sofferenza. Questo processo non solo ce lo spiega bene il mondo della Spiritualità, ma ce lo conferma anche la Nuova Scienza. 

Spirito e scienza

La visione spirituale della vita può darci grande conforto nel risignificare il legame con le nostre radici. Il grande Maestro indiano Paramhansa Yogananda, nel suo libro più famoso «Autobiografia di uno yogi», scrive: «Un bimbo nasce nel giorno e nell’ora in cui i raggi celesti sono in armonia matematica col suo karma individuale. Il suo oroscopo è un ritratto che gli lancia una sfida, rivelando il suo immutabile passato e i suoi probabili esiti futuri».

Secondo questa visione, quindi, siamo noi “anime” a scegliere i genitori dai quali materialmente nascere, in funzione di ciò che ci occorre imparare per poter andare oltre il nostro ego ed evolvere come anime. Se riuscissimo anche solo vagamente ad intuire tutto questo, si aprirebbero infinite possibilità nel nostro percorso di crescita. Vedremmo i nostri genitori e noi stessi con occhi diversi, più contemplativi e compassionevoli, senza prendere tutto troppo sul personale e reagire spinti dall’ego. Che ci piaccia o no, i nostri genitori sono proprio quelli più adatti a rivelarci le dinamiche del nostro ego, al fine di poterlo trascendere.

Perfino la scienza d’avanguardia, l’epigenetica, con le sue importanti scoperte, ci offre una nuova prospettiva rispetto alle nostre origini. Innanzitutto, essa smonta il falso mito che «i geni controllino la nostra biologia, ovvero la nostra vita cellulare» (tratto dal libro «La biologia delle credenze» di Eric Lipton). Se i geni controllassero la nostra vita, per definizione, saremmo vittime della nostra ereditarietà.

E, invece, si è scoperto che ogni cellula del nostro corpo è paragonabile ad un essere intelligente, capace di sopravvivere autonomamente anche senza nucleo e quindi senza DNA. In che modo? Grazie agli stimoli ambientali che la membrana cellulare riceve, producendo risposte favorevoli alla vita. Ciò significa che i fattori ambientali controllano la nostra espressione genica.

Con la scoperta dell’influenza dei fattori ambientali cambia tutto, perché a questo punto siamo noi a controllare l’ambiente e, quindi, siamo noi i padroni dei nostri geni. Siamo gli unici a poter riprogrammare le nostre credenze, i nostri atteggiamenti, la nostra visione del mondo e tutti questi cambiamenti mentali agiscono comportamenti chimici nel sangue, che in ultima analisi controlla la nostra genetica.

I grandi Maestri spirituali del passato (Buddha, Gesù, ecc.) ce lo insegnano da millenni: “non sono i geni ma le credenze a controllare la nostra vita”. E le parole del Mahatma Gandhi sono un esempio di tali insegnamenti:

«Le tue convinzioni diventano i tuoi pensieri.

I tuoi pensieri diventano le tue parole.

Le tue parole diventano le tue azioni.

Le tue azioni diventano le tue abitudini.

Le tue abitudini diventano i tuoi valori.

I tuoi valori diventano il tuo destino.»

Siamo quindi legittimati a prendere la giusta distanza dal gene psichico dei nostri genitori e dall’ambiente primario in cui siamo nati e cresciuti. Possiamo, cioè, imparare a distinguere tra le qualità dell’essere e gli inquinanti dei nostri genitori, tra l’Essenza dei nostri genitori e i loro condizionamenti ed automatismi.

La grande operazione di consapevolezza è proprio quella di legittimare ciò che c’è e allo stesso tempo di prenderne le distanze. Osservo senza giudizio l’ego dei miei genitori e mi emancipo da tutto questo, lo trascendo, anziché lasciarmi agire dalla rabbia, dalla paura, dalla vergogna o da qualunque altra emozione che mi causa sofferenza e separazione. Siamo noi a decidere la forza e l’intensità della loro influenza.

Dicendo, ad esempio, “mia madre è diffidente e, poiché non mi riconosco in questo aspetto, prendo le distanze dalla sua diffidenza”, posso accogliere entrambi, il punto di vista mio e suo, ed anche un insieme più ampio che include tutte le persone diffidenti che ho incontrato e che incontrerò. Torniamo, quindi, ancora una volta, alla potenza dello sguardo contemplativo e della compassione, che ci permettono, in questo caso, di “essere in pace” con le nostre radici.

Genitori consapevoli: ruolo o funzione?

Ciò che caratterizza l’essere genitori consapevoli è la visione come funzione più che come ruolo e ce lo spiega bene Khalil Gibran nella sua poesia «I vostri figli»:

«I vostri figli non sono figli vostri…

sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.

Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.

Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.

Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.

Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell’avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.

Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.

Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.

L’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.

Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l’arco che rimane saldo.»

La funzione del genitore consapevole è quella di lasciare ai figli lo spazio di Essere (di esprimere il loro potenziale), proprio come l’arco (i genitori) si tende al massimo delle sue possibilità affinché le frecce (i figli) possano procedere dritti verso il loro bersaglio (il dharma), facendo molta attenzione a non identificarsi con l’arciere (la Vita). Non spetta, infatti, ai genitori sapere sempre cosa è meglio per i propri figli.

Ciò di cui i figli hanno bisogno, perciò, è l’attenzione da parte dei genitori come esseri umani prima ancora che come figure di riferimento identificate in un ruolo, in virtù del quale si corre il rischio di sentirsi superiori. Perché identificarsi completamente in un ruolo consente all’ego di prendere il sopravvento sul nostro vero «Io», inibendo così la nostra autenticità.

Ecco perché è di fondamentale importanza divenire genitori consapevoli, di modo che i nostri figli e i loro figli lo diventino a loro volta. Nessun sentimento di colpa o di vergogna, né tantomeno di rabbia o di tristezza per ciò che è stato fino ad oggi (nella visione spirituale dell’uomo e della vita, “ogni Anima sta percorrendo la propria strada verso l’evoluzione”). Non avevamo consapevolezza né comprensione delle implicazioni che i nostri comportamenti avrebbero avuto sullo sviluppo dei nostri figli.

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